BOLOGNA – Il 26 gennaio 2023 la casa editrice bolognese Zikkaron, realtà da sempre interessata anche alle tematiche interreligiose, e ha voluto proporre un momento di riflessione in occasione della Giornata della memoria.
L’appuntamento si è svolto presso lo spazio Insight/Zikkaron (via Leonardo da Vinci, 28a) ed è stato introdotto dalla visione di due video. Il primo video riportava un estratto di un intervento del prof. Meir Bar Asher sul significato del ricordo nella tradizione ebraica; nel secondo video Giovanni Battista Berretta ha brevemente introdotto la figura del rav. Kalonymus Shapiro, figura di riferimento nel ghetto di Varsavia durante la Shoah. In seguito alcuni dei presenti hanno voluto condividere letture tratte da libri inerenti alla giornata della memoria.
Riportiamo di seguito la riflessione di Elisa Dondi, editor della casa editrice.
Piotr Cywiński, direttore del Museo Memoriale di Auschwitz-Birkenau, ha scritto in un suo libro sulla trasmissione della memoria che occorre sostituire periodicamente il filo spinato nei campi di Auschwitz-Birkenau, altrimenti i visitatori si troverebbero davanti «soltanto un’incomprensibile foresta di pali». È importante per Cywiński che il visitatore possa essere messo nelle condizioni di comprendere i luoghi. E aggiungiamo noi di riconoscerli, di attribuire loro, anche a distanza di diversi decenni, un significato.
Questo non vale – crediamo – solo per i luoghi della memoria, ma anche per gli eventi, i fatti o le cose del nostro passato. Fintanto che sono vivi per noi, fintanto che sono in grado di evocarci qualcosa, allora saremo in grado di riconoscerli, allora avranno un significato per noi. Le parole Auschwitz, Fossoli, Monte Sole, oppure deportato, vagoni piombati, divisa a righe – come molte altre parole – hanno un senso per noi, rimandano ad eventi, aberrazioni, violenze, disumanità, valori e disvalori e questo accade perché il loro significato ci è stato tramandato. Non sono parole vuote e morte, sono parole vive e piene di significati.
Non è scontato che sia così per sempre, come non è scontato che senza filo spinato noi saremmo in grado di comprendere comunque la struttura di un campo di sterminio. Forse fare memoria significa proprio questo: ribadire e rinnovare il senso delle parole e trasmetterle; in questo modo la trasmissione del passato può diventare la costruzione di una catena di senso e di valori e non un fardello di cui farci carico.
Non c’è in questo nulla di retorico, anzi l’attenzione è tutta rivolta al significato delle cose, di quelle presenti come di quelle passate, e alla loro comprensione. Per cercare di fare memoria, allora occorre innanzitutto ascoltarle le parole. Ascoltando storie, testimonianze e riflessioni si fa esercizio di memoria.
È questo che, come casa editrice Zikkaron, abbiamo voluto fare lo scorso 26 gennaio in prossimità della Giornata della memoria. Ci siamo esercitati ascoltando le parole di Kalonymus Kalman Shapira, Elie Wiesel, Charlotte Delbo e Martin Pollack.
Per ciascuno di questi autori vi segnaliamo due testi:
Kalonymus Kalman Shapiro
– Nuovi responsi di Torah dagli anni dell’ira, Giuntina, Firenze 2023
– C. Chalier, Kalonymus Shapiro nel ghetto di Varsavia, Giuntina, Firenze 2014
Elie Wiesel
– L’ebreo errante, Giuntina, Firenze 1983
– La notte, Giuntina, Firenze 1980
Charlotte Delbo
– Nessuno di noi ritornerà. Auschwitz e dopo I, Il filo di Arianna, Vilminore di Scalve 2015
– Donne ad Auschwitz, Gaspari, Udine 2014
Martin Pollack
– Topografia della memoria, Keller, Rovereto 2021
– Il morto nel bunker. Indagine su mio padre, Keller, Rovereto 2018
(Tratto da https://www.zikkaron.com/2023/01/29/letturacollettiva-barca/)