BOLOGNA – Mercoledì 18 gennaio in occasione della Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei, si è tenuto un incontro interreligioso in cui sono intervenuti Marco del Monte, ministro di culto della Comunità Ebraica, e suor Elsa Antoniazzi della commissione diocesana per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso.
I relatori hanno commentato alcuni versetti del capitolo 49 del profeta Isaia illustrando le prospettive di speranza e di fiducia che si aprono per le rispettive comunità di appartenenza. Daniele de Paz, presidente della comunità ebraica ha introdotto i lavori. L’evento, a cui hanno partecipato una cinquantina di persone, è stato ospitato dalla comunità ebraica di Bologna, di via Finzi, in un clima cordiale di ascolto. Al termine i partecipanti hanno potuto visitare il tempio principale e la Sinagoga più piccola.
Il testo che dava il segno alla giornata del dialogo ebraico e cristiano era Isaia 40,1-11 che avvia con l’invito di Dio “Consolate, consolate il mio popolo”. Nella scelta del brano risuonava la situazione fosca in cui siamo. Il rischio però era quello di far convergere il comune desiderio di aiuto in una invocazione un po’ indistinta.
Abbiamo cercato di evitare questo lasciando inizialmente spazio a due brevi momenti di lectio. In questo modo ci siamo arricchiti reciprocamente a partire da due modalità di leggere il testo. Marco del Monte, riprendendo alcuni passaggi del Talmud ha mostrato come la dinamica presente nel testo di Isaia si una dinamica che segue l’essere umano sin dalla Genesi. Dal buono della difficoltà alla luce della presenza del Signore.
Ci siamo poi lasciati interpellare da domande che avevano al centro i giovani: un po’ lontani dal linguaggio biblico e soprattutto posti davanti a scenari che tolgono speranza.
Ancora un intreccio di riflessioni che hanno avuto come punto d’incontro l’importanza del ragionare sulla Parola, e l’essere messi in grado di confrontarsi con il testo ter scoprire che la Bibbia ospita anche il loro mondo. Potranno contare il volto del Signore che dà forza. In ogni caso il futuro dei giovani è in mano agli adulti chiamati ad accogliere consolazione e custodire ogni germe di speranza.
Per la prima volta l’incontro si è svolto nei locali della comunità ebraica; la circostanza suggerisce che i passi concreti, piccoli perché a nostra misura, si compiono.
Elsa Antoniazzi