Alcuni rappresentanti delle Confessioni cristiane presenti in diocesi si sono ritrovate in un momento comune per la Pasqua.
L’Arcivescovo aveva invitato per domenica 20 aprile, festa di Pasqua, nella chiesa del Santo Sepolcro del complesso della Basilica di Santo Stefano le Comunità cristiane bolognesi di tutte le Confessioni per un momento di preghiera comune in occasione della Pasqua che quest’anno coincide nei calendari di tutte le Confessioni cristiane.
Davanti all’edicola del Sepolcro è stato letto il Vangelo della Risurrezione seguito dalla recita del Credo, nel 1700° anniversario del Concilio di Nicea, e dallo scambio degli auguri pasquali.
L’Arcivescovo ha presieduto l’incontro a cui erano presenti tra gli altri il Vescovo Ambrozie, vicario per i fedeli ortodossi moldavi in Italia, padre Trandafir Vid, ortodosso rumeno, padre Zerai Yemane, chiesa ortodossa eritrea, Prudence Crane, anglicana, pastore Giacomo Casolari, Chiesa della Riconciliazione, i due vicari generali della diocesi, monsignor Giovanni Silvagni e monsignor Stefano Ottani, don Andrea Bergamini, direttore dell’Ufficio diocesano per l’Ecumenismo e il dialogo Interreligioso e altri rappresentati e fedeli delle Confessioni cristiane presenti a Bologna. Era presente anche la comunità dei frati minori francescani a cui è affidata la cura pastorale del Complesso della Basilica di Santo Stefano.
«È stato un momento importante – ha detto l’Arcivescovo a margine dell’incontro – che fa parte anche del nostro Giubileo, perché è proprio un desiderio di papa Francesco che queste due coincidenze provvidenziali, i 1700 anni dal Concilio ecumenico di Nicea e la coincidenza della Pasqua comune a tutti i cristiani, sia un’indicazione a ritrovare quello in cui noi crediamo, quel noi dell’unità che non dobbiamo smettere di cercare di vivere già intanto spiritualmente nell’amicizia, nella testimonianza, nell’affrontare le tante sfide del mondo, nell’annunciare il Vangelo e che speriamo possa portare alla piena comunione tra tutte le Chiese cristiane. È emozionante fare un momento davanti a un luogo che rappresenta il Santo Sepolcro, un collegamento anche con Gerusalemme, con l’inizio della nostra fede e un collegamento anche con la Terra Santa dove c’è tanta divisione, dove c’è tanta sofferenza, terribile sofferenza, come il Papa ha ricordato».
«È comunione – ha proseguito – anche ritrovarci insieme intorno al Santo Sepolcro e ritrovare come Pietro, come Giovanni, la piena unità. Dopo aver ascoltato l’annuncio delle donne, sono loro che ci portano l’annuncio e speriamo che sia anche un annuncio di unità fra tutte le Chiese. A Bologna siamo fortunati perché i rapporti sono buoni, molto buoni, come abbiamo visto anche nella partecipazione di oggi. C’è tanta comunione spirituale e anche di tanta solidarietà tra le varie comunità. Il momento di oggi, il pregare insieme e testimoniare la fede già esprime anche un cammino che le nostre comunità cristiane vivono a Bologna».
Tre donne di tre diverse confessioni cristiane sono entrate per prime nel sepolcro vuoto per poi annunciare a tutti la risurrezione del Signore. La stessa cosa hanno fatto poi i vescovi e i sacerdoti in ricordo della visita degli apostoli e del primo invio missionario.
La cella del Santo Sepolcro bolognese, ha ospitato per secoli le reliquie di San Petronio, ma fu il Cardinale Biffi a disporre nell’anno 2000 la loro traslazione alla massima basilica bolognese, per restituire al luogo proprio quella vuotezza che è il segno più espressivo della sua funzione.
L’invito è venuto dal Cardinale Matteo Zuppi e intendeva celebrare anche il 1700 anniversario dalla celebrazione a Nicea, del primo concilio ecumenico della Chiesa indivisa, dal quale, insieme con la professione di fede che costituisce il simbolo della identità cristiana e venne stabilita la data della celebrazione della Pasqua nella prima domenica successiva al plenilunio di primavera.
Con la correzione del calendario che risaliva ai tempi di Giulio Cesare, voluta dal bolognese Gregorio XIII nel 1582, sulla base dei più accurati calcoli degli astronomi delle università europee, le Chiese non hanno più un criterio univoco nello stabilire il primo giorno di primavera e da questa differenza dipende anche il diverso calcolo del giorno festivo che avviene la maggior parte delle volte.
È poco noto che la Chiesa cattolica ha mostrato la sua disponibilità a condividere la gioia pasquale nella stessa domenica fino al punto che laddove i cattolici sono in minoranza, come in Grecia, in Palestina, a Cipro e in Egitto, anche i cattolici latini celebrano la Pasqua secondo il computo giuliano del Calendario, mentre tra le Chiese ortodosse minoritarie solo quella Finlandese si è adeguata al calendario gregoriano. È un tema sentito, soprattutto per i risvolti pastorali legati anche a tante famiglie miste ortodosse e cattoliche che devono necessariamente trovare un equilibrio domestico per vivere i tempi del digiuno e della festa. La diversità di calendario non intacca però la gioia di rivivere la sconfitta della morte e del peccato e la vittoria della vita immortale aperta da Cristo per tutti coloro che la accolgono nella fede.
Immagini di Davide Savaidis