Tempo del creato

Il video resoconto della veglia del creato 2022 a Botteghino

Un ricco pomeriggio di attività per entrare in ascolto del creato

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BOTTEGHINO DI ZOCCA – “In ascolto del creato”, questo il titolo della veglia ecumenica organizzata dal Consiglio delle Chiese Cristiane di Bologna che si è svolta a Botteghino di Zocca domenica 23 ottobre 2022.

Più di 120 persone, famiglie, bambini, scout si sono cimentate nelle attività, che avevano lo scopo di mettersi in ascolto della natura: la camminata a Casola Canina, i laboratori di danza, di argilla e delle api. Poi tutti si sono raccolti in cerchio per il momento di preghiera.

Nel video di 12PORTE riportiamo le interviste raccolte: la pastora della chiesa metodista Giuseppina Bagnato, il parroco di Botteghino don Matteo Prosperini, mons. Stefano Ottani vicario generale, don Andrea Bergamini direttore dell’ufficio ecumenismo e dialogo interreligioso, Giuseppe Persiani e la sindaca di Pianoro Franca Filippini.

Riportiamo le meditazione su Esodo 3,1-12 proposte durante la veglia.

Don Andres Bergamini

In questo brano ci sono tanti dettagli che ci parlano del creato come luogo e occasione di incontro con il Signore.

Il protagonista è Mosè, una persona complessa che rappresenta bene ciascuno di noi. Sappiamo le circostanze della sua nascita e della sua miracolosa sopravvivenza. Viene poi accolto dalla figlia del faraone, come figlio adottivo. Non è facile il rapporto con il suo popolo, con le sue radici. È costretto alla fuga perché omicida. Rimane 40 anni nel deserto, facendo una vita dura, semplice, solitaria, da pastore, qui viene provato, forse trova pace ma ancora non ha conosciuto Dio.

Quel giorno condusse il gregge oltre il deserto. È diretto, forse senza saperlo, verso la montagna di Dio, l’Oreb dove successivamente riceverà le tavole della legge. Anche noi abbiamo bisogno di andare “oltre il deserto”, andare “dopo il deserto”, lasciare i pascoli conosciuti per esplorarne altri.

Qui finalmente affina lo sguardo, osserva con occhi nuovi, purificati. È attirato da un roveto, un cespuglio comune, che brucia. Pensa, vuole, decide di avvicinarsi per vedere meglio quel fatto. È molto importante questo atteggiamento di curiosità, di audacia, di considerazione che lo porta a farsi più vicino, più attento, con lo scopo di capire. Dio vede proprio questo suo avvicinarsi per guardare.

Per questo Dio lo chiama, ripetendo per due volte il suo nome e, chiamandolo, lo educa al rispetto verso di Lui, lo rende consapevole della sua povertà e indegnità: “fermati, togliti i sandali perché il luogo dove ti trovi è terra sacra”. Il luogo – potremmo dire oggi “il creato” – è santo perché Dio è presente. Sceglie un comune cespuglio del deserto, minuto, avvolto dal fuoco, un fuoco che non consuma, non distrugge ma illumina. L’onnipotente, il creatore di ogni cosa, si fa piccolo per comunicare con Mosè, rivelarsi a lui, per comunicare con noi, per renderci partecipi della sua misericordia. Mosè scopre che non è un Dio straniero: è il Dio di suo padre, il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, un Dio che ascolta il grido del suo popolo sofferente.

Carissimi, ciascuno di noi e noi tutti insieme andiamo oltre il deserto: facciamoci aiutare dal creato per purificare la nostra vita dalla violenza delle nostre azioni. Avviciniamoci per vedere: con umiltà e meraviglia cerchiamo i dettagli, prendiamoci dura dei particolari, guardiamo al creato per scorgere la presenza di Dio. Fermiamoci, togliamoci i sandali: con venerazione e rispetto calchiamo il creato, spogliamoci delle nostre armature, copriamoci il volto con timore, apriamo il cuore all’ascolto: Dio nostro Padre, il Padre dei nostri padri, che ci ha regalato questa terra, che si è rivelato, ci vuole regalare la salvezza. 

Pastora Giusy Bagnato

Salvezza appunto: affinché sia interrotta la catena della violenza. il testo dice: «Ho visto, ho visto l’afflizione del mio popolo che è in Egitto e ho udito il grido che gli strappano i suoi oppressori; infatti, conosco i suoi affanni.”

In questa giornata il rapporto fra la giustizia raziale e legata alla giustizia climatica viene a essere nuovamente riproposto come memoria e azione per le chiese. Perché ci sono forti squilibri e le popolazioni più povere stanno pagando le conseguenze della ricchezza e dello sfruttamento dei paesi più ricchi. 50 anni fa il cantante afroamericano Marvin Gaye intonava la sua protesta con il brano Mercy mercy me in cui, in un’accorata confessione di peccato, affermava:

Dove sono finiti tutti i cieli blu?
Veleno è il vento che soffia da nord e da sud e da est
Woo abbi pietà di me Signore!
il Petrolio è sverzato nell’oceano e nei nostri mari, i pesci sono pieni di mercurio
Radiazioni sottoterra e in cielo
Gli animali e gli uccelli che vivono nelle vicinanze stanno morendo
Che dire di questa terra sovraffollata
Quanto può sopportare ancora l’abuso dell’uomo?
…Mio dolce Signore… No

Ritornando alle parole di Andres, è come se la Parola di non sia stata udita, vista, né abbia fatto un percorso di maturazione nelle generazioni. in Esodo, qualche verso dopo Mosè dirà (Exo 34:9): «Ti prego, Signore, se ho trovato grazia agli occhi tuoi, venga il Signore in mezzo a noi, perché questo è un popolo dal collo duro; perdona la nostra iniquità, il nostro peccato e prendici come tua eredità».

In ebraico eredità si dice “investimento”. Investire su qualcuno significa promuovere la sua formazione in vista di un progetto buono che lo o la attende. Ogni albero porta frutto nella sua stagione, recita il salmo 1. Ecco la sua funzione pedagogica: maturare oggi per ciò che si rivelerà il bene presente e futuro. Ecco l’investimento. Il come della chiamata di Dio deve essere fissato nella mente di ogni generazione. Iddio parla a Mosè perché il popolo impari ad uscire dalla sua piccola storia personale e si renda cosciente che per giungere alla libertà collettiva si richiederà un percorso in cui ognuno di noi ha gli strumenti per produrre il cambiamento: la presenza di Dio in mezzo a noi.

La prima cosa su cui siamo chiamati a concentrare la nostra attenzione è la chiamata nella diversità. Il racconto della vocazione di Mosè come abbiamo sentito è una storia di contaminazioni: rivolto a un ebreo, allevato nella cultura egiziana, che fugge e crea la sua nuova famiglia fra i nomadi del deserto. Tre culture mantenute nella figura insicura di un uomo di quarta cultura: come molti dei nuovi figli di questa Italia. Mosè è il frutto di esperienze diverse che trovano un posto nella storia e cerca di mettere al servizio di un popolo che, al contrario, vuole chiudersi nella linea del sangue.

Mosè è il primo grande rappresentante di “meticciato culturale” della storia della fede. Mosè non scelse di sua volontà, fu scelto. Come lui altri e altre decisero di rispondere “Eccomi”. Eredità è la nostra parola cardine oggi. Iddio è Misericordioso fino all’impossibile umano, ma vuole educare questo popolo; vuole che comprendiamo la nostra responsabilità. Diversamente, il nostro peccato ricadrà sulle generazioni e questa sarà la loro memoria, la loro storia.

AMEN

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