5 dicembre 2023

Una fiaccolata per chiedere la pace

Pace Salam Shalom

Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

BOLOGNA – Martedì 5 dicembre il corteo di luce è partito da piazza San Francesco per raggiungere Piazza Santo Stefano. L’evento dal sottotitolo «Agire insieme per conquistare la pace. Impediamo una crisi di umanità» ha ospitato anche una dichiarazione interreligiosa congiunta di ebrei, cristiani e musulmani letto da tre donne.

In testa al corteo anche i rappresentati di cristiani, ebrei e musulmani hanno marciato con l’Arcivescovo, il cardinale Matteo Zuppi, Yassine Lafram, Presidente dell’Unione delle Comunità e organizzazioni islamiche in Italia, e a Daniele De Paz, Presidente della Comunità ebraica di Bologna. L‘intervento in Piazza Santo Stefano è stato introdotto da Raffaele Bolini, della Coalizione Nazionale Assisi Pace Giusta, e ha ospitato l’intervento dell’artista Alessandro Bergonzoni e la chiusura del sindaco di Bologna, Matteo Lepore. L’evento è stato proposto da diciannove Enti ed Associazioni locali e patrocinato dal Comune di Bologna in collaborazione con Coalizione Assisi Pace Giusta, Fondazione Perugia Assisi per la cultura della pace e Rete italiana Pace e Disarmo e coordinato anche dal «Portico della pace».

Riportiamo di seguito il testo della dichiarazione interreligiosa:

Appello Ebrei Cristiani Musulmani

Noi, comunità ebraica, chiese cristiane e comunità islamica, cittadini (e Università) di Bologna ci uniamo a tante donne e uomini di buona volontà, in Italia e nel mondo, per elevare la nostra voce accorata in questo momento tragico della storia.

Mano nella mano, gridiamo senza parole tutto il nostro dolore per il sangue innocente versato, e per esprimere dal profondo del cuore il nostro desiderio di pace.

LETTRICE EBREA (Sherry Bloonfield)

Il profeta Isaia descrive la visione del futuro che tutti noi desideriamo: «Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell’arte della guerra» (Is 2,4). Proponiamo di fare di questa parola profetica un programma d’azione, partendo da Gerusalemme. “Possa esservi pace dentro le tue mura, tranquillità nei tuoi palazzi. Per il bene dei miei fratelli e dei miei amici pregherò che la pace regni in te; per il bene della casa del Signore   D-o nostro pregherò che il benessere regni in te” (Salmi 122, 7-9)

LETTRICE MUSULMANA (Zeinab Rashed)

Del racconto nel sacro Corano raccogliamo la straordinaria parola di nonviolenza che l’aggredito rivolge al suo aggressore: «Se stendi la mano per uccidermi, io non stenderò la mia per uccidere te, perché io temo Dio, Signore dei mondi» (Cor 5,28). Subito dopo viene il solenne riconoscimento del valore di ogni singola vita umana, al punto che «chiunque uccide una persona che non abbia ucciso a sua volta o sparso corruzione sulla terra, sarà come se avesse ucciso l’umanità intera» (Cor 5,32).

LETTRICE CRISTIANA (Daniela Guccione)

A queste testimonianze vogliamo aggiungere quella di Gesù, che dice così a chi voleva difenderlo usando la forza: «Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada» (Mt 26,52).

INSIEME

Può essere la guerra l’ultima parola della nostra storia, il segno più tragicamente tipico del passaggio della specie umana sul pianeta terra? Noi ebrei, cristiani e musulmani di Bologna rispondiamo “no”, siamo concordi nel dire che la guerra non può e non deve avere l’ultima parola.

La compresenza dei due popoli è l’evidenza dalla quale non si può prescindere, e dalla quale bisogna procedere per trasformare la compresenza in convivenza, attraverso il rispetto dei diritti e l’adempimento dei doveri di ciascuno. La giustizia è la via maestra, l’unica via, per garantire a entrambi pace e sicurezza.

APPELLO (Matteo Lepore, sindaco di Bologna)

Noi bolognesi – movimenti, organizzazioni e singoli, ebrei, cristiani e musulmani – pronunciamo queste parole in preda a un forte lutto per le migliaia di persone uccise nelle ultime settimane e a una terribile ansia per l’incolumità dei rapiti e di coloro che subiranno ancora danni in Israele, Gaza e Cisgiordania.

Lo scoppio della violenza di Hamas ha lasciato tutti noi sbigottiti e scioccati. In queste settimane siamo spettatori di molteplici atrocità: migliaia di persone sono state uccise, e continuano ad esserlo.

Innumerevoli bambini, donne e anziani innocenti hanno perso la vita da entrambe le parti; centinaia di migliaia di persone hanno perso le loro case e il loro mondo: colpire gli innocenti da una parte non bilancia il dolore delle uccisioni dall’altra, ma aggiunge solo altro dolore all’immenso dolore.

Proprio in questi giorni terribili, la semplice verità è più chiara che mai: la libertà, la sicurezza e la vita di tutti coloro che vivono in questa terra dipendono gli uni dagli altri.

Noi, che crediamo nella via del rispetto dei diritti umani, della democrazia, della giustizia e della pace, facciamo appello per:

1. Far tacere le armi e avviare immediatamente i negoziati per un accordo politico basato sul reciproco riconoscimento del diritto dei due popoli all’autodeterminazione – un accordo che garantisca sicurezza, libertà e benessere per entrambi i popoli.

2. Promuovere un ampio accordo per la liberazione degli ostaggi e lo scambio di prigionieri.

3. Smettere immediatamente di colpire civili innocenti. Non c’è e non può esserci alcuna giustificazione per fare del male agli innocenti.

4. Agire immediatamente per frenare la violenza in Cisgiordania.

5. Fermare il lancio di missili su Israele e i bombardamenti su Gaza

Non esiste, né potrà mai esistere, una soluzione bellica a questo conflitto. L’unico modo per fermare lo spargimento di sangue è un accordo politico che garantisca sicurezza, giustizia e libertà a entrambe le nazioni.

Non ci sono vincitori in guerra. Solo la pace porterà sicurezza.

GALLERIA FOTOGRAFICA

condividi su